L’agroalimentare si lega sempre più alla cultura e a tradizioni del proprio territorio d’origine

La sala Cavour del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha ospitato la seduta fondativa della “Consulta nazionale dei distretti del cibo”, nata sotto l’egida del Ministero e con il patrocino di Anci, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Sono 28 distretti che entrano nel libro dei fondatori della Consulta e il siciliano Angelo Barone ad esserne il primo presidente. Il nuovo organismo si propone di “permettere ai territori e alle loro tante espressioni tradizionali culturali e turistiche di fare rete, amplificando in tal modo le ricadute dei progetti e dei finanziamenti messi a disposizione dalle diverse misure del Mipaaf e dalle politiche del Governo e della UE”.
All’atto fondativo della Consulta era presente il Ministro Patuanelli che ha sottolineato come «i contratti di filiera e i distretti del cibo siano già stati finanziati con risorse aggiuntive in legge di bilancio in modo da valorizzare questo strumento di prossimità che consente ai sistemi produttivi agroalimentari italiani di adempiere a quello sforzo di sostenibilità cui l’agricoltura è chiamata in questa fase così complessa per il nostro pianeta. Anche il Piano Strategico Nazionale della nuova PAC dovrà essere il risultato di scelte importanti fatte dagli attori del sistema agroalimentare che segue la direzione della strada già individuata dai Distretti del Cibo».

La Consulta ha inoltre, tra i suoi obiettivi, anche quello di valorizzare e accreditare l’esperienza dei Distretti anche nella loro funzione di “ente intermedio”, per rafforzare la capacità progettuale e di iniziativa dei territori e per una migliore gestione delle risorse disponibili. Ad oggi sono 20 i Contratti di distretto, valutati ammissibili al finanziamento con progetti immediatamente cantierabili.
Attivare questi 20 programmi di sviluppo – sottolinea il neopresidente Angelo Baronesarebbe un importante segnale di ripartenza immediata del settore agroalimentare che ancora oggi rappresenta uno dei principali motori del Made in Italy. Ma occorre fare sistema ed avere una strategia condivisa per utilizzare al meglio sia le risorse del Pnnr che della Pac».