Latte e carne subiscono l’impennata dei prezzi energetici e il timore è che le aziende chiudano .

La crisi è già esplosa nel resto d’Europa e non dovrà sorprendere quando approderanno anche in Italia le proteste della filiera del latte legate all’aumento dei costi di produzione e alle crescenti difficoltà delle aziende produttive a mantenere attivi gli allevamenti bovini. In Olanda è stata decisa dal Governo una politica di riduzione degli allevamenti da latte e contro questa ipotesi gli allevatori sono scesi in piazza per protestare. Diversa la situazione in Francia dove la protesta intende sollecitare l’intervento governativo a sostegno degli allevamenti contro i pesanti aumenti dei costi di produzione.
Anche in Italia i conti delle aziende zootecniche restano in rosso, malgrado gli accordi che riconoscono ai produttori un prezzo più elevato per il latte, ma comunque non sufficiente a contrastare il rincaro della bolletta energetica e quello dei mangimi per gli animali. Una crisi che colpisce parimenti gli allevatori quanto gli altri protagonisti della filiera: macellatori, trasformatori e stagionatori.
Si aggiunga che la grande distribuzione tende a calmierare i prezzi al consumo nel giustificato timore che possa verificarsi una caduta dei consumi, ma questo non permette alla fonte di riassorbire i maggiori costi produttivi.

Ad accentuare queste difficoltà si aggiungono le disinvolte politiche commerciali dei fornitori di energia, che impongono rinnovi contrattuali penalizzanti, pretendendo il pagamento anticipato delle forniture per i prossimi semestri. È quanto ha denunciato Carlo Siciliani, presidente di Uniceb, l’Associazione che riunisce gli operatori della filiera delle carni, chiedendo una verifica sulla correttezza del comportamento adottato dalle principali aziende fornitrici di energia.
Anche Assica, l’Associazione degli industriali delle carni, lamenta l’impennata delle bollette energetiche: il presidente Ruggero Lenti, lamenta che le bollette di luglio hanno visto importi sino a sei volte superiori rispetto al 2021.
In tutti il timore è che venga compromessa la continuità delle produzioni agroalimentari, con gravi danni per una colonna portante dell’intera economia del Paese.