Commentando i positivi dati contenuti nel dossier “10 verità sulla competitività italiana – Focus agricoltura”, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison per Coldiretti, Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, ha sottolineato che: «Nel rapporto c’è ben più che una replica a tanti falsi luoghi comuni. C’è un’idea di futuro per la nostra agricoltura che vale per tutta la nostra economia. La nostra agricoltura è infatti un settore  che è cresciuto nel segno della qualità, che da un contributo importante all’attrattività del Made in Italy nel mondo e che continua a svilupparsi scegliendo la via dell’eccellenza. Una ricetta valida per tutto il Paese. Una scelta strategica che va salvaguardata anche negli accordi internazionali e che, ad esempio,  deve essere la bussola anche del Ttip. L’Italia che può battere la crisi è infatti il Paese che asseconda la propria vocazione a produrre bellezza e qualità, che riconosce i propri talenti e li accompagna con l’innovazione, la conoscenza e le nuove tecnologie. Non è affatto una sfida facile né scontata – conclude Ermete Realacci – per farcela, l’Italia deve fare l’Italia».

Focus agricoltura: un filone aurifero da tutelare e difendere

Gli Istituti agrari, con un aumento record del 12%, sono quelli che fanno segnare il maggior incremento nel numero di iscrizioni al primo anno. «Non è un caso commenta – il presidente  nazionale della Coldiretti, Roberto Moncalvo – che in Italia vedono una prospettiva di lavoro futuro nel cibo quasi uno studente su quattro con ben il 24 per cento degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie superiori tecniche e professionali che ha scelto, per l’anno scolastico 2014/2015, un indirizzo legato all’agricoltura, all’enogastronomia e al turismo. I giovani hanno visto prima e meglio di altri che nella valorizzazione del vero Made in Italy legato al territorio c’è una prospettiva di futuro e di crescita nel Paese anche manca ancora la giusta redditività per colpa delle distorsioni di filiera e della concorrenza sleale dovuta alla mancanza di trasparenza nell’informazione ai consumatori che permette di spacciare come Made in Italy prodotti importati. Il vero Made in Italy non è un filone aurifero inesauribile – conclude Moncalvo – e va invece difeso e protetto con cura maniacale  nell’interesse dell’economia, del lavoro e della qualità della vita nel Paese».