Secondo l’indagine Agronetwork 40% al NutrInform; 30,7% al semaforo inglese; 28,4% al NutriScore

Sono per lo meno ‘contraddittori’ gli esiti della ricerca sui sistemi di etichettatura nutrizionale e il loro utilizzo da parte dei consumatori condotta da Agronetwork, la associazione di promozione dell’agroindustria fondata dalla Confagricoltura insieme a Nomisma e Luiss, e presentata a Parma nel corso di Cibus durante il convegno: “L’informazione nutrizionale in Europa fra rischi e opportunità” organizzato da Confagricoltura con la partecipazione del Ministro delle politiche agricole, Stefano Patuanelli, il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, e il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.
Tutti e tre questi esponenti si sono schierati ‘da sempre’ contro il sistema di etichettatura alla francese “NutriScore” e nella ricerca di Agronetwork hanno trovato una conferma della loro posizione: il sistema “Nutrinform Battery” è il preferito dal 40% dei consumatori italiani. Soprattutto dalle donne, dai giovani, nel Centro Sud e Isole e da coloro che hanno un titolo di studio più alto. L’indagine sottolinea anche che il 76% degli intervistati ritiene che per stare bene occorra seguire una dieta quanto più varia e completa che includa tutti gli alimenti, mentre il 24% sostiene che un regime alimentare salutare debba eliminare del tutto cibi ad alto contenuto di grassi, sale e zucchero.

Meno rilevanza viene data al fatto che il “NutriScore” francese a 5 colori e 5 lettere ha ottenuto il gradimento solamente del 28,4% del campione preso in considerazione e che il sistema “a semaforo” che per primo venne proposto dagli inglesi utilizzando solo tre è preferito dal 30,7% dei consumatori.
Se la “batteria” piace a quattro italiani su dieci, gli altri sei preferiscono un sistema più semplificato a colori diversi, che permettano una immediata scelta tra due prodotti della stessa categoria.
«Al di là dei sistemi di etichettatura sui quali dobbiamo decidere nei prossimi mesi – ha concluso il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti noi andiamo oltre e ci interroghiamo su quale debba essere il futuro del cibo e come dobbiamo produrre anche per quelle aree del pianeta in cui è difficile coltivate anche poche quantità di materie prime».