Una ricerca innovativa intreccia archeologia, agricoltura e alimentazione nella storia di Verona

Presentati a Verona i primi risultati del progetto di ricerca di eccellenza “In Veronensium mensa. Food and Wine in ancient Verona” che vede coinvolti archeologi, storici antichi, medievisti e biotecnologi dell’ateneo di Verona in un approccio metodologico estremamente innovativo e interdisciplinare.
Il progetto è sostenuto dalla Fondazione Cariverona e vede come partner l’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, il dipartimento di Culture e Civiltà dell’ateneo veronese, il dipartimento di Biotecnologie, la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Verona, Rovigo e Vicenza, il Museo di Storia Naturale di Verona, il Centro Ambientale Archeologico Pianura di Legnago e l’Università di York.
Già i primi elementi raccolti danno una immagine chiara dell’evoluzione dell’alimentazione in questa parte della penisola. Nella media Età del Bronzo la coltivazione e il consumo di cereali quali il miglio e il panico, amanti dei climi aridi, subentrarono all’utilizzo di cereali quali orzo e frumento amanti di un clima più umido. Il consumo di vino è attestato già a partire dalla media Età del Bronzo; negli ultimi secoli dell’Età del Ferro, nella provincia veronese alcuni recipienti sono interpretati come specifici per il vino, che era invecchiato in botti.

In età romana, continuò l’ampio uso di cereali, ma anche di frutta (forse una specie di mela cotogna o di pesca), e di verdure (cavoli, rape e leguminose), di carne e di grassi animali, delle celebri anguille del Garda e del miele di Ostiglia. Ma in particolare si diffuse il consumo dei vini, chiamati retici, che erano fra i pochi noti dell’Italia settentrionale, bevuti anche a Roma alla corte imperiale.
Nel Medioevo si incrementa il consumo di carne e cibi bolliti, l’adozione di cotture a riverbero o sulle braci, nonché l’affermarsi della pentola come principale strumento di cottura dei cibi.
La coltivazione della vite restò ampiamente diffusa tanto nelle aree collinari, quanto in quelle di pianura e ampio sembra essere stato il consumo di frutta.