Crescono del dieci per cento negli Stati Uniti le esportazioni di pasta italiana: è quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione del World Pasta Day sulla base del primo trimestre del 2011 dalla quale si evidenzia che la pasta italiana è entrata nelle abitudini alimentari in tutti i continenti. Altro formidabile esempio è quello cinese: qui le esportazioni di pasta italiana sono aumentate del 414 % dal 2001 al 2010, sottolineato nei primi sei mesi del 2011, con un aumento record del 30 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

L’Italia detiene il primato mondiale nel consumo di pasta che ha raggiunto – sottolinea la Coldiretti – attorno ai 26 chili a persona, tre volte superiore a quello di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quello di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quello di un giapponese. Nel podio dei mangiatori di pasta salgono – precisa la Coldiretti – l’Italia con i 26 chili all’anno a testa, il Venezuela con 13 chili all’anno a testa e la Tunisia con 12 chili all’anno a testa.

Ma l’Italia è leader anche nella produzione con un piatto di pasta su quattro consumato nel mondo che – precisa la Coldiretti – e’ fatto nel nostro Paese. L’Italia è leader nella produzione con 3,2 milioni di tonnellate superiore a quella degli Stati Uniti (2 milioni di tonnellate), del Brasile (1,3 milione di tonnellate) e della Russia (858 mila tonnellate).

A preoccupare è però l’elevata percentuale di grano straniero utilizzata per la produzione nazionale di pasta all’insaputa del consumatori perché non è ancora obbligatorio indicare in etichetta l’origine: la Coldiretti stima che  provenga dall’estero oltre il 40 per cento del grano utilizzato. In altre parole quasi un pacco di pasta “italiana” su due è fatto con grano straniero.