L’accordo tra le due sponde della Manica non ha risolto tutti i problemi ma non ne crea di nuovi

Alla fine, le aziende di tutta Europa posso tirare un sospiro di sollievo: nessuno ha ben capito chi ha vinto, ma l’accordo raggiunto tra Ursula Von der Leyen e Boris Johnson ha evitato il ‘nodeal’ e quindi ha lasciato aperta quella porta senza dazi o quote verso il mercato britannico che tanto è interessante per il sistema produttivo continentale.
A partire dall’agroalimentare Made in Italy che potrà continuare a esportare per un valore complessivo di 3,4 miliardi di euro, quarto mercato di sbocco nell’export tricolore. Non saranno, però, solo rose e fiori visto che si tratterrà da un lato da affrontare nuove, e non sempre semplicissime, procedure burocratiche e che restano da affrontare le problematiche legate alle certificazioni e agli standard sanitari e di sicurezza.
Comunque dal Governo Italiano, nella dichiarazione della Ministra Teresa Bellanova, c’è soddisfazione perché è assicurata la massima tutela alle indicazioni geografiche esistenti al 31 dicembre 2020. “Il precipizio di un’uscita del Regno Unito dall’Unione senza accordo è stato scongiurato” le fa eco Paolo De Castro, relatore sulle future relazioni commerciali tra Unione europea e Regno Unito per il Gruppo dei Socialisti e Democratici. «L’Unione europea – ha aggiunto – ha dato prova della sua forza, grazie all’unità tra il Parlamento europeo e i 27 Stati membri».

Ovvia soddisfazione anche dal mondo agricolo italiano: secondo la Cia – Agricoltori Italiani l’accordo raggiunto rappresenta una boccata d’ossigeno per il Made in Italy agroalimentare, specialmente in questa lunga fase pandemica con pesanti ricadute sul fronte della crescita economica.
Coldiretti ricorda che l’agroalimentare in Uk ha registrato un aumento del +1%, in controtendenza rispetto al crollo generale nei primi mesi del 2020. E senza l’attuale tutela giuridica dei prodotti a indicazioni geografica e di qualità – Dop e Igp – l’export italiano rischiava di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione inglesi e da Paesi extracomunitari.
Senza un accordo, rileva Confagricoltura, le esportazioni agroalimentari della Ue sarebbero state gravate da un dazio doganale medio di circa 20 punti percentuali in più, con punte fino al +70% per alcune produzioni zootecniche.