La Conferenza degli Assessori alle politiche agricole delle 19 regioni italiane e delle due province autonome, riunitasi a Verona in occasione del Vinitaly, ha condiviso a pieni voti un documento di proposte, che sarà consegnato nei prossimi giorni al Ministro Marco Centinaio. Il testo raccoglie le richieste-chiave degli assessorati all’agricoltura dei diversi territori relativamente all’impostazione della futura Pac, la misura europea per l’agricoltura 2021-2027.
Al primo posto c’è l’istanza di una governance ‘multilivello’: “Le Regioni rivendicano un ruolo attivo nell’impostazione degli obiettivi, delle regole e degli strumenti della nuova Pac – ha sottolineato l’Aassessore veneto all’agricoltura, Giuseppe Pan Ci sono peculiarità molto diverse dal Trentino alla Sicilia e il prossimo ciclo di programmazione comunitaria degli aiuti per l’agricoltura dovrà tener conto delle diverse vocazioni e caratteristiche e delle performances di investimento di cui hanno dato prova i diversi territori. In Veneto, dove abbiamo già impegnato oltre l’80% dei 1.169 milioni del ciclo di programmazione 2014-2020, abbiamo le idee chiare su dove e come investire: chiediamo di migliorare i rapporti di filiera, gli strumenti di gestione del rischio, di sostenere le pratiche innovative e l’agricoltura di precisione, di aiutare i giovani a rimanere nei campi e di sostenere l’agricoltura nelle terre in quota».

Per il primario settore della viticoltura si chiedono nuove regole che aiutino il rispetto dell’ambiente

Quanto alla viticoltura, primato dell’agricoltura veneta e fiore all’occhiello del Made in Italy, vi è tra le Regioni un’ampia convergenza per chiedere il riconoscimento, nei prossimi regolamenti che normano gli oltre 400 vini italiani a denominazione d’origine, della possibilità di utilizzare negli uvaggi quote percentuali provenienti da vitigni ibridi resistenti.
«Il futuro della viticoltura sta nella competitività aziendale e nella sostenibilità ambientale – afferma l’Assessore Pan – Credo quindi che sia interesse di tutti, e non solo dei viticoltori, coniugare ottime rese con il rispetto dell’ambiente e della salute, abbattendo il più possibile il ricorso a fitofarmaci di origine chimica. Le sperimentazioni in atto nella diverse regioni, sotto la guida qualificata di ricercatori ed enotecnici, stanno offrendo risultati interessanti in termini di resistenza ai parassiti e alle patologie della vite, nonché di adattamento ai cambiamenti climatici. Ora il prossimo step dovrà essere quello di allineare il sistema delle regole alle innovazioni economiche e ambientali in atto nel mondo della viticoltura».