Scatta unacampagna contro la UE per l’ipotesi di un messaggio d’allerta sulle bottiglie di vino

Ha provocato una ‘insurrezione’ dai toni asperrimi la presentazione del “Piano d’azione in difesa della Salute dei cittadini Europei” che, in occasione della 21° giornata mondiale della lotta al cancro, è stata fatta dalla Commissione Europea.
Un piano da 4 miliardi di euro su tre principi basilari: prevenzione, promozione di stili di vita salutari e sensibilizzazione verso i fattori di rischio. Nel nostro Paese è scattata una durissima campagna contro questo documento perché, tra l’altro, potrebbe portare all’imposizione di un messaggio d’allerta sulle bottiglie di vino.
La Commissione si è detta favorevole all’etichettatura dei cibi in commercio per favorire stili di vita più attenti alla salute, ma per i produttori di vino e le associazioni agricole si tratterebbe di una vera e propria ‘guerra’ al vino italiano e altri prodotti come i prosciutti e i formaggi.
La Commissaria alla salute Stella Kyriakides, ha spiegato che: «la Commissione presenterà una proposta di etichettatura obbligatoria per l’elenco degli ingredienti e dichiarazione nutrizionale sull’etichetta delle bevande alcoliche nel 2022 e una sulle avvertenze per la salute nel 2023».
Le ha fatto eco il Vice-Presidente della Commissione, Margaritis Schinas, che ha però specificato che: «L’Ue non ha intenzione di proibire il vino, né di etichettarlo come una sostanza tossica, perché fa parte dello stile di vita europeo».

«Calma. Non c’è alcun accerchiamento dell’Italia, nessuna azione di disturbo contro il vino e l’agroalimentare italiano». Invita tutti alla calma Paolo De Castro, europarlamentare Pd e gran conoscitore delle dinamiche comunitarie e dell’agroalimentare italiano ed europeo.
Essendo stato presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue e due volte ministro delle Politiche agricole, De Castro spiega che: «Quello presentato è solo un piano d’azione che si tradurrà in atti concreti non prima del 2022, più probabilmente nel 2023. Ma soprattutto non bisogna dare adito alle conclusioni troppo frettolose che spesso vengono poi rapidamente diffuse dai social. E infatti un primo chiarimento con parziale marcia indietro è già venuto col vicepresidente Schinas».