Una recente ricerca del Massachusetts Institute of Technology propone di sfruttare i sistemi RFID già presenti sulle confezioni dei prodotti per controllare l’effettiva qualità dei cibi: gli attuali chip RFID in potrebbero essere utilizzati in abbinamento a un’intelligenza artificiale appositamente addestrata per scoprire in modo facile e veloce se un cibo non è più idoneo al consumo.
«È quasi come se avessimo trasformato i chip RFID in piccoli spettroscopi a radio frequenza» spiega Fadel Adib, coautore dello studio, Gli spettroscopi utilizzano la luce per stabilire la tipologia di elementi presenti in un qualsiasi prodotto, ma nel metodo messo a punto dal MIT al posto delle onde luminose si utilizzano quelle radio dei sistemi RFID. L’antenna, inserita in un piccolo adesivo, viene raggiunta da un segnale radio a 950 MHz, a cui risponde con un segnale leggermente differente. Questo segnale radio ha un profilo specifico che cambia attraversando un qualsiasi oggetto o composto, proprio come accade alla luce.

Il ‘cuore’ del sistema è l’intelligenza artificiale che dovrà essere ‘educata’ a riconoscere i prodotti

Conoscendo i profili di partenza di ciascun prodotto i ricercatori del MIT hanno potuto addestrare un’IA a rilevare eventuali differenze, determinando così con precisione se sono intervenuti dei cambiamenti.
Il sistema è meno raffinato rispetto a uno spettroscopio perché non ci dice la natura di ciascun elemento, ma è sufficientemente preciso da poterci dire se il contenuto della bottiglia di salsa non è più quello iniziale. Al momento l’IA, che è la parte più importante del sistema messo a punto dal MIT, è in grado di riconoscere solo poche componenti, ma con l’addestramento si potrà arrivare a coprire tutti i prodotti esistenti.