A giugno, secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat, i beni alimentari lavorati hanno fatto registrare un aumento dei prezzi al consumo pari al +0,8% in termini congiunturali che portano ad una tendenza annua del +2,4%. Gli aumenti sono generalizzati: si va dal vino, che cresce del +0,7% su base mensile e +6,3% su base annua, alla pasta secca, fresca e preparati di pasta che segnano addirittura un +2,8% in termini congiunturali e +6,6% rispetto a giugno dello scorso anno.
I prezzi dei beni alimentari non lavorati risultano, invece, in calo del -0,9% rispetto al mese precedente, ma in accelerazione su base annua e questo in particolare a causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti vegetali freschi o refrigerati, diversi dalle patate, che scendono su base annua del -1,3% e della frutta fresca e refrigerata che registra un calo congiunturale del -3%. Malgrado questi valori di diminuzione sul mese predente, il confronto con lo stesso periodo dell’anno scorso indica sempre un consistente aumento dei prezzi, oltre che, come detto per il vino e la pasta, anche per la verdura, +4,6%, e per la frutta +7,8%.

Tutta colpa dei cambiamenti climatici per Coldiretti che però parla anche di speculazioni

Sulla base di questi dati, Coldiretti giustifica i produttori ricordando che con gelate e grandine che hanno fatto sparire quest’anno dagli alberi un frutto su quattro, dalle albicocche alle ciliegie, dalle pesche alle nettarine fino alle susine.
Il crollo della produzione ha effetti sugli acquisti con il rischio di speculazioni nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola, a danno dei consumatori e dei produttori. Il 2018, sottolinea Coldiretti, si classifica nei primi cinque mesi al terzo posto degli anni più bollenti in Italia dal 1800 in cui sono iniziate le rilevazioni con una temperatura superiore di 1,34 gradi rispetto alla media storica mentre la primavera è stata segnata dalla caduta del +21% di precipitazioni in più.