Dopo la scoperta di infezione alle porte di Roma, si chiede la riduzione dei cinghiali selvatici

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha avuto una serie incontri con alcuni rappresentanti del Governo affrontando vari temi, primo fra tutti quello relativo alla diffusione nel nostro Paese della Peste Suina. Dopo che è stato riscontrato in un allevamento di suini nei dintorni di Roma un primo caso di peste, Confagricoltura denuncia che quanto accaduto era facilmente prevedibile ed evitabile se si fossero messe in atto le necessarie misure di prevenzione che l’organizzazione agricola aveva sollecitato dall’inizio della primavera.
La Confederazione esprime forte preoccupazione per i rischi a cui l’intero comparto suinicolo nazionale è esposto e torna a chiedere interventi radicali e immediati per il contenimento della popolazione dei cinghiali allo stato brado, principali vettori del virus. Confagricoltura, esprimendo forte vicinanza agli imprenditori colpiti, afferma che questo episodio è il frutto della disattenzione con la quale l’emergenza PSA è stata affrontata: ora è arrivato davvero il momento per un cambio di passo per prevenire i danni economici che la sola notizia della diffusione del virus tra gli allevamenti è capace di produrre.
Oltre alla riduzione del numero dei cinghiali, per Confagricoltura è altrettanto urgente riconoscere indennizzi adeguati agli allevatori colpiti, da versare rapidamente e in maniera equa. Inoltre, è necessario dare seguito agli incentivi destinati agli investimenti in materia di biosicurezza.

Dal ritrovamento del primo cinghiale colpito dalla PSA, lo scorso gennaio, l’export del settore suinicolo italiano sta subendo danni economici quantificabili in 20 milioni di euro al mese. Il comparto nazionale conta quasi 9 milioni di capi, allevati in oltre 30mila allevamenti.
Con un export di 1,5 miliardi di euro nel 2021, il volume di affari totale (produzione degli allevamenti e fatturato dell’industria di trasformazione) sfiora gli 11 miliardi. Complessivamente, l’intera filiera genera un fatturato che è pari al 5% del totale della produzione agricola nazionale e sul fatturato dell’intera industria agroalimentare italiana.