Per il Presidente nazionale della Coldiretti, Sergio Marini, è convinto che le esportazioni italiane nel settore agroalimentare potrebbero triplicarsi con un’efficace azione di contrasto alla contraffazione del ‘Made in Italy’. Ed esalta un ‘modello Veneto’ che in due anni e mezzo di operatività, grazie alla stretta collaborazione tra istituzioni, guardia di finanza, forze dell’ordine, Camera di commercio, categorie economiche, università, Ulss, Arpav e associazioni consumatori, ha già consentito di sequestrare oltre 900 milioni di prodotti nocivi, illegali o contraffatti, di chiudere oltre 200 tra locali e pubblici esercizi e di denunciare 1600 persone.
«La contraffazione dei prodotti del mercato agroalimentare – spiega Marini – è una emergenza non solo dal punto di vista economico, visto che rappresenta un volume d’affari pari a 12 miliardi e mezzo, ma anche per i rischi che possono derivare alla salute dei consumatori. Recenti operazioni di controllo e sequestri hanno identificato falsa mozzarella di bufala dop, vino ed olio etichettati come doc e dop senza documenti di tracciabilità, pomodori San Marzano coltivati in Usa, il ‘Parmesao’ proveniente dal Brasile, lo Spicy Thai spacciato come pesto, l’olio Romulo con tanto di lupa venduto in Spagna, il Chianti prodotto in California, una curiosa ‘mortadela’ siciliana fatta in Brasile, un ‘salame calabrese’ fatto in Canada, un barbera bianco proveniente dalla Romania e il provolone del Wisconsin”.
Secondo l’analisi di Coldiretti, per giungere ad un pareggio della banca commerciale ad importazioni invariate, sarebbe sufficiente recuperare quote di mercato estero per un controvalore economico pari a 6,5 per cento dell’attuale volume d’affari del cosiddetto “italian sounding”. «Per questo Coldiretti valuta con interesse e grande favore tutte le strategie, come il modello di collaborazione interistituzionale che si sta sperimentando a Padova e in Veneto» conclude Marini.