L’agroalimentare può che espandersi solo con l’export, ma c’è chi teme il rischio “Nutri-Score” .

Grandi novità per “Cibus”, l’evento chiave per il food Made in Italy sul panorama internazionale proposto da Fiere di Parma: all’edizione 2020 che sarà inaugurata lunedì 11 maggio, seguirà a partire dal 2021 la programmazione annuale della fiera. Così “Cibus”, grazie a Federalimentare ed ICE/ITA, intraprende un percorso virtuoso che lo porterà ad essere sempre più la piattaforma permanente del Food Authentic Italian.
La strategia di Cibus 2020 è quella di assumere sempre più un ruolo di booster del Made in Italy alimentare, sia promuovendo nuove iniziative volte al consolidamento del settore del fuori casa italiano (come il nuovo evento Flavor, a Firenze dal 4 al 6 ottobre) sia annualizzando Cibus per favorire le scelte assortimentali dei buyers nazionali e internazionali.
Fiere di Parma crede fermamente nel progetto di annualizzazione per cui ha approntato un budget biennale di oltre 5 milioni di euro per il programma di incoming dei buyer in collaborazione con ITA/ICE e con la Regione Emilia-Romagna.
Sulla base del successo riscontrato dal programma di Factory and Terroir Tour sul territorio della Food Valley emiliana, Cibus ha creato un nuovo centro di competenza, il “Destination Management”, per poterlo replicare su tutto il territorio nazionale, offrendo ai top buyer, sia italiani che esteri, un’esperienza completa di Food Authentic Italian.

Ivano Vacondio
Presidente
Federalimentare

I dazi e la Brexit sono senza dubbio una minaccia perché possono giocare un ruolo fondamentale nella nostra unica fonte di crescita, l’export, a cui è ancorata la produzione alimentare, ma è mia convinzione che i consumatori stranieri comprino il cibo italiano perché è buono, unico ed inimitabile e nonostante il prezzo.
La vera minaccia, invece, ha a che fare con la salute di tutti e si chiama Nutri-Score. Con i suoi principi semplicistici, discriminatori e penalizzanti, peraltro senza alcun fondamento scientifico, cerca di minare i pilastri della dieta mediterranea, spaventando al tempo stesso il consumatore che, se è disposto a spendere di più per comprare prodotti buoni, potrebbe non essere disposto a spendere un centesimo per cibi che vengono bollati da questo sistema di etichettatura come ‘non salutari’.