In Italia si coltiva appena poco più della metà del grano duro necessario per produrre la pasta .

Con circa 4 milioni di tonnellate di produzione su base annua, l’Italia è il primo Paese produttore europeo di grano duro, ma è contemporaneamente anche primo importatore mondiale per soddisfare la domanda dell’industria nazionale, che ne trasforma circa 7 milioni.
Quest’anno il Canada, leader mondiale nella produzione di grano duro e principale esportatore, ha realizzato una pessima annata, riducendo l’offerta e aumentando il prezzo del grano duro, su cui pesa anche l’aumento dei costi di produzione per il rincaro energetico e per quello di sementi e fertilizzanti.
Cia-Agricoltori Italiani getta acqua sul fuoco di un presunto allarme per immediato del prezzo della pasta, che non si sta attualmente riscontrando sugli scaffali dei supermercati. Ma richiama l’attenzione sulla prospettive del comparto per il prossimo futuro e ritiene sia indispensabile attivarsi oggi per la valorizzazione dell’origine del prodotto e per i contratti di filiera così da favorire le produzioni nazionali.

Per l’associazione agricola è necessario incentivare la coltivazione del grano duro Made in Italy, per andare incontro al fabbisogno dell’industria pastaria ed in questa direzione servono forti investimenti in ricerca per aumentare le rese e le produzioni più sostenibili anche in chiave ambientale. Il rafforzamento della filiera aumenterebbe gli investimenti dei produttori nostrani e ridimensionerebbe il ricorso all’import.
Cia auspica, dunque, che le risorse del Pnrr possano dare una forte spinta propulsiva al comparto, per ridurre drasticamente la dipendenza dal prodotto estero, spesso legato a situazioni climatiche complesse, difficoltà di trasporto e problemi geopolitici. L’aumento della produzione domestica, grazie all’adozione di contratti di filiera trasparenti, diventerebbe sicuramente un requisito importante per un corretto approvvigionamento della nostra industria agroalimentare, rendendo più remunerativa la coltivazione del grano duro agli agricoltori.