La prima edizione del Food industry monitor, l’osservatorio permanente sull’agroalimentare tricolore, realizzato dall’Università di scienze gastronomiche di Milano insieme alla banca Bsi ha certificato che l’agroalimentare italiano, nel periodo che va dal 2009 al 2013, ha registrato una crescita del 4% mentre il Pil nazionale perdeva oltre due punti percentuali. A reggere meglio l’urto della crisi sono stati il caffè, i distillati e un settore come quello del food equipment che attraversa in maniera trasversale la meccanica e l’agroalimentare.

Per capire come si è mosso nel quadriennio il settore sono stati presi in considerazione tre fattori: crescita, sostenibilità finanziaria e redditività. In ciascuno di questi ambiti sono stati rilevati i cosiddetti best performers. Il caffè è emerso avere la struttura finanziaria più solida (con un tasso di indebitamento dell’1,6% con una media del 2,7% del settore), i distillati la più alta redditività commerciale (+12,7% contro il 6%), il food equipment la maggiore crescita sui mercati (+7,1% contro il 4,1%). In quest’ultimo caso gioca a favore non solo il primato italiano nel comparto, ma anche la vocazione strutturale all’export e l’alto tasso di innovazione connaturato a queste aziende. In questo quadro di crescita, tuttavia, se la passano meno bene i segmenti dell’acqua e della salumeria che secondo il rapporto presentano forti criticità per tutti e tre gli indicatori.