«A fronte di un mercato interno sempre più asfittico, le nostre imprese del settore agroalimentare devono imparare ad internazionalizzare»: lo ha detto il Presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro, nel corso di un recente incontro svoltosi a Isola della Scala, in provincia di Verona.
Raffaele Boscaini, presidente della sezione agroalimentare di Confindustria veneto, e direttore marketing di Masi agricola, ha sostenuto che: «L’agroalimentare come la moda, la cultura e il turismo, è trainante per l’economia del nostro Paese. Il nostro settore, in particolare, è trasversale: non sviluppa solo valore nel primario, ma è contiguo all’industria, non solo della trasformazione. Ad esempio siamo i primi produttori mondiali di macchine per la lavorazione degli alimenti».
De Castro ha specificato che l’agroalimentare italiano è cresciuto nel 2013 del 5% rispetto all’anno precedente per un valore di 33,4miliardi. Secondo le proiezioni Sace dal 2014 al 2017 il comparto lieviterà a un ritmo dell’8,9% annuo, fino a quota 50 miliardi, sorpassando il tessile e avvicinandosi sempre più alla meccanica. «Esportiamo però solo il 20% del nostro prodotto agroalimentare» ha concluso De Castro.
Gli imprenditori veronesi dell’agroalimentare hanno replicato chiedendo che l’Europa esprima meno protezionismo da parte degli Stati membri perché questo limita l’export dell’agroalimentare italiano. Ed è stto fatto l’esempio del ‘semaforo’ inglese: a dispetto di marchi, dop e igp, al supermercato scatta il rosso quando un determinato prodotto supera parametri prefissati di contenuto alcolico, zucchero, grassi. Penalizzando, ed anche molto, il food Made in Italy.