La contraffazione alimentare in Italia è peggio di quella fiscale, per un giro d’affari che tocca diversi milioni di euro. Cifre che preoccupano: nel solo 2010 sono stati effettuati 430.000 controlli – a seguito dei quali sono state sequestrate 15.000 tonnellate di prodotti – che hanno permesso di evitare che sulle tavole degli italiani arrivassero 36 milioni di chili e oltre 18 milioni di litri di prodotti contraffatti o in cattivo stato di conservazione.
Per arginare questo fenomeno è stata elaborata dalla Commissione Parlamentare e lanciate da Coldiretti la proposta di inserire nel Codice Penale il “delitto di associazione a delinquere finalizzato alla commissione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari”. Per coloro che commettono tale reato – afferma Coldiretti – è poi opportuno prevedere l’interdizione dall’esercizio delle attività d’impresa, in modo da escludere lo sviluppo di successive iniziative economiche nell’ambito del settore alimentare. E ancora, ai fini della maggiore conoscibilità per i consumatori di comportamenti delittuosi, si deve prevedere l’obbligo di pubblicare le sentenze in caso di condanna per i delitti in materia di frodi e di false indicazioni di origine. Come la relazione della Commissione presieduta dall’Onorevole Giovanni Fava ha sottolineato, occorre dotare gli organismi di Polizia giudiziaria di poteri investigativi già previsti nella disciplina antimafia – come ad esempio la capacità di condurre operazioni sotto copertura – anche per il contrasto dei reati in materia di tutela della salute. Infine, è necessario aggredire il patrimonio dei soggetti dichiarati responsabili dei reati di contraffazione e adulterazione attraverso la confisca dei beni utilizzati per la commissione degli stessi reati.

Micol Stelluto