Intesa dopo 20 ore di negoziati tra i ministri della pesca Ue sul divieto dei rigetti in mare dei pesci non commercializzabili: le nuove norme si applicheranno progressivamente a partire dal primo gennaio 2014, a cominciare dalle specie oceaniche, mentre saranno in vigore per quelle del Mediterraneo e del Mar Nero solo dal primo gennaio 2017. Nel 2015 il divieto riguarderà le specie del Baltico, e da inizio 2016 quelle del mare del Nord e delle acque nord e sudoccidentali. Sono inoltre state previste alcune esenzioni: una autorizza i rigetti del 9% delle catture i due primi anni di entrata in vigore delle nuove norme, che nei due successi scende all’8% e poi al 7% nella fase finale.
È stata inoltre introdotta la possibilità di usare comunque i pesci sbarcati per fini caritativi. L’intesa raggiunta dal Consiglio Ue pesca dovrà ora essere discussa dal Parlamento Ue prima di poter essere definitivamente approvata. Ma la relatrice per la Politica comune per la pesca per l’Europarlamento, l’eurodeputata socialista tedesca Ulrike Rodust, ha già dichiarato che «Sono eccessive le esenzioni al divieto dei rigetti del pescato concordate dagli stati membri Ue, in quanto si tratta ‘non di esenzioni ma di scappatoie».
«Non mi aspetto che l’Europarlamento sia d’accordo con il testo dell’intesa trovata dal Consiglio Ue pesca» ha avvertito la Rodust. Tre settimane fa, infatti, Strasburgo ha già votato per un bando dei rigetti molto più rigido, senza esenzioni. Questi ammontano infatti a un quarto del pescato Ue, e la maggior parte delle specie rigettate – in quanto non vendibili – muore. L’accordo dei 27 più la Croazia prevede invece che ci sia una soglia di tolleranza del 9% per i primi due anni dall’entrata in vigore del bando sui rigetti (prevista per il primo gennaio 2014 ma scaglionata a seconda delle aree marine), dell’8% per i due successivi e a seguire del 7%.