Da una analisi della Coldiretti, sui dati Istat del commercio estero, c’è un balzo record del 21 per cento nel valore delle esportazioni dell’agroalimentare Made in Italy. A gennaio è stato registrato un tasso di crescita più che doppio rispetto alla media (+8,7%) dopo il record di 31,8 miliardi di euro di fatturato all’estero fatto segnare nel 2012.
Secondo quanto sottolinea la Coldiretti, il vino è il prodotto agroalimentare più esportato con un valore record di 4,7 miliardi di euro nel 2012. Seguendo questa ‘classifica’, il comparto enologico è seguito dall’ortofrutta fresca, dalla pasta e dall’olio di oliva che sono i componenti base della dieta mediterranea riconosciuta in tutto il mondo per le sue qualità salutistiche. Ma il successo del cibo italiano – continua la Coldiretti – è dovuto anche al fatto che è diventato sinonimo di qualità con la conquista del primato in Europa e nel mondo della sicurezza alimentare per il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite (0,3 per cento) che sono risultati peraltro inferiori di cinque volte a quelli della media europea (1,5 per cento di irregolarità) e addirittura di 26 volte a quelli extracomunitari (7,9 per cento di irregolarità), secondo una elaborazione della Coldiretti sulle analisi condotte dall’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, su oltre 77mila campioni di 582 alimentari differenti ed appena pubblicate nel Rapporto annuale sui residui di pesticidi negli alimenti.

Agroalimentare in aumento: il pericolo agropirateria
Sempre stando a quanto pubblicato nell’analisi dei dati Istat fatta da Coldiretti “il 98,4 per cento dei campioni europei esaminati presenta residui entro i limiti, con la percentuale che sale addirittura al 99,7 per cento nel caso dell’Italia che conquista il primato e scende al 92,1 per cento per la media dei Paesi extracomunitari. Il successo del cibo italiano all’estero è la dimostrazione che nel grande mare della globalizzazione, l’Italia si salva solo ancorandosi a quei prodotti, quei manufatti, quelle modalità di produzione che sono espressione diretta dell’identità nazionale, dei suoi territori, delle sue risorse umane. L’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. All’estero – stima la Coldiretti – il falso Made in Italy a tavola fattura 60 miliardi di euro e sono falsi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre.