Il progetto “Terra, aria, acqua” avviato dall’associazione Biodistretto di Trento
La biodiversità come elemento di resilienza contro i cambiamenti climatici, ma anche come fattore di resistenza alle avversità, malattie, funghi e parassiti in campagna e soprattutto come valore per una nuova alleanza fra agricoltori, città e cittadini. Sono questi i contenuti del progetto “Terra Aria Acqua” avviato nel 2020 dall’Associazione Biodistretto di Trento in collaborazione con il Muse (Museo delle Scienze di Trento) e il Comune di Trento (nella foto in alto, i firmatari del protocollo). Obiettivi dell’indagine mappare e monitorare la biodiversità all’interno delle aziende agricole e in alcuni parchi urbani al fine di individuare le azioni più efficaci per migliorare lo stato ecologico e la funzionalità di questi ambienti, valorizzando le connessioni tra campagna e città e incrementare la sostenibilità dei sistemi produttivi. A tal fine – hanno spiegato Paolo Pedrini e Chiara Fedrigotti, naturalisti del Muse – è stata monitorata la presenza di specifici bio-indicatori (uccelli, impollinatori, anfibi) all’interno di tre parchi urbani (Melta, Gocciadoro e delle Coste) e presso le aziende agricole del Biodistretto (Tenute Lunelli, Cantina La Vis, Cooperativa Samuele, Maso Martis, Società Frutticoltori Trento, Moser Trento, Foradori, Cantina di Aldeno, Cantina di Trento, Maso Cantanghel). che gravitano attorno alla città per un complesso di una ventina di siti rappresentativi di tutte le tipologie di suolo, produzioni e livelli di naturalità. Le possibilità di intervento individuate sono state quindi declinate entro le tre “matrici” di Terra, Aria e Acqua e raccolti successivamente nel “Protocollo per agricoltori-custodi” sottoscritto da tutte le aziende agricole aderenti al Biodistretto di Trento. Si tratta di misure migliorative che le aziende si impegnano a perseguire nel prossimo futuro anche attraverso piccoli progetti di economia circolare e il coinvolgimento dei cittadini. Per quanto riguarda il capitolo Terra, si parla ad esempio di ottimizzare gli interventi di inerbimento e concimazione attraverso l’utilizzo del sovescio (sfalcio in superficie o interramento di piante o di parti di piante allo stato fresco), il ricorso alla concimazione organica anziché di sintesi, la manutenzione e ricostruzione dei muretti a secco e la rigenerazione di incolti e scarpate aride per farne dei veri e propri incubatori di biodiversità. Sul versante Aria si parla di misure in soprassuolo che puntino all’aumento della biodiversità come nel caso della costruzione di nuove siepi, boschetti e alberi isolati, considerati a tutti gli effetti dei “serbatoi di insetti utili o di predatori di parassiti”. Altri interventi riguardano l’installazione di strutture artificiali per favorire la presenza di insetti e volatili predatori dei parassiti delle colture come nel caso dei nidi artificiali, mattoni-nido sulle nuove costruzioni o l’utilizzo dei coppi tradizionali per favorire la nidificazione. La sezione delle buone pratiche relativa all’Acqua prevede infine la creazione di microambienti umidi o il riutilizzo di vecchi manufatti per favorire la riproduzione di anfibi, libellule e piante acquatiche e per garantire un minimo di apporto idrico nei periodi più siccitosi oltre a interventi migliorativi nei pressi di rogge e canali. (Fonte: ufficio stampa Biodistretto di Trento) 12 luglio 2024 |