Il progetto, anche se va a rilento, resta un punto fermo nell’agenda del Consorzio di bonifica Adige Euganeo
Dal 2022 sono realizzati sette chilometri di condotta su quasi 17 dell’intera lunghezza dell’opera Pfas-Free. Nonostante ciò, il progetto resta un punto fermo nell’agenda del Consorzio di Bonifica Adige Euganeo per scongiurare gli effetti dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) del Fratta.
Tra i costi dell’inquinamento del Fratta, oltre all’emergenza sanitaria, vanno ascritti anche i quasi 50 milioni di euro del costo di realizzazione della Condotta “Pfas-free” (o “tubone”) che unirà i distretti irrigui Guà, Monastero e Fratta alle acque del Canale L.E.B. (Lessino – Euganeo – Berico), scongiurando di estendere ulteriormente il contagio. Come noto, Il fiume Fratta-Gorzone è stato storicamente interessato dallo sversamento di inquinanti industriali, in particolare provenienti dalla Valle del fiume Chiampo.
La persistente presenza di PFAS, come evidenziato dai recenti monitoraggi (tra cui quelli condotti da Legambiente con il supporto di ARPAV), mantiene un allarme elevato. Le concentrazioni in diversi punti – Cologna Veneta (Vr), Vighizzolo d’Este e Cavarzere (Pd) – superano i limiti normativi, ponendo un problema che interessa una popolazione stimata di circa 300.000 persone, residenti nella così detta “zona rossa”, l’area a massima esposizione sanitaria, nella quale ricadono anche i comuni di Cologna Veneta, e della provincia di Padova, Montagnana e parzialmente Urbana, Merlara, questi ultimi interessati direttamente dall’asta della condotta Pfas-free. L’obiettivo primario è ridurre il rischio di contagio, evitando che le colture possano essere irrigate, specialmente durante i frequenti periodi siccitosi, con acqua contaminata proveniente dal Fratta/Gorzone.
Quest’opera fondamentale non solo stabilisce un modello per l’irrigazione di domani, ma sta richiedendo anche un notevole impegno realizzativo. Infatti, il costo iniziale del progetto, pari a 42 milioni di euro, è stato messo alla prova da una serie di difficoltà che ne hanno aumentato l’importo, richiedendo un impegnativo sforzo economico e gestionale. Inizialmente, con l’apertura dei cantieri nell’aprile 2022, successiva al conflitto russo-ucraino, i rincari delle materie prime avevano causato un aumento iniziale dei costi stimato in nove milioni di euro. Tuttavia, grazie a una mirata ottimizzazione del progetto e all’ottenimento di risorse attraverso il Decreto Aiuti del Ministero delle Infrastrutture, la maggiorazione effettiva è stata contenuta a 2,5 milioni di euro. Tale necessaria revisione ha comunque rallentato l’avanzamento dei lavori.
Un ulteriore intoppo è sopraggiunto nel 2023 con l’idoneità del materiale di scavo, poiché si è reso indispensabile utilizzare sabbia di cava anziché il materiale di riporto inizialmente previsto per la ricopertura della trincea, una scelta cruciale per garantire l’integrità strutturale del tubo. L’uso di questo materiale, più costoso e complesso da gestire, ha comportato un incremento di circa tre milioni di euro, coperti, in questo caso, con finanziamenti del Ministero dell’Agricoltura.
Infine, l’opera ha subito i danni da alluvione nel maggio 2024. Lo scorso anno, ad aprile, era stato allestito il cantiere per gli interventi in microtunneling, tecnica che scava e posa le tubazioni contemporaneamente, il cui impiego era previsto per superare gli ostacoli lungo la distanza tra Cologna Veneta e Merlara, tra cui l’attraversamento della Strada Provinciale N.500, della ferrovia Mantova-Monselice, della SR10 e del corso del fiume Fratta. Tuttavia l’alluvione di maggio ha causato l’esondazione del canale Zerpano, allagando l’area del cantiere e danneggiando gravemente i macchinari. Questi equipaggiamenti, non in dotazione all’impresa appaltatrice Krea Costruzioni ma noleggiati da un’azienda specializzata, hanno subito danni tali da costringere al disimpegno, paralizzando di fatto parte dell’operatività.
Oltre al danno materiale, la situazione ha innescato una crisi temporale: la Krea Costruzioni ha richiesto un indennizzo per il tempo perduto. Per dimostrare la sua ferma determinazione a proseguire il progetto in tempi ragionevoli, il Consorzio di Bonifica Adige Euganeo ha raggiunto un accordo bonario, indennizzando l’impresa con oltre un milione di euro. Del resto, l’opera è unica nel suo genere e per il territorio rappresenta una risposta strutturale e urgente a un problema ambientale di vaste proporzioni, la cui necessità e l’impegno istituzionale sono giustificati dal grave rischio sanitario e ambientale che mira a mitigare. A completamento, la Condotta “Pfas-free” garantirà un miglioramento qualitativo delle disponibilità irrigue, permettendo l’immissione di fino a 2.500 l/s d’acqua.
L’opera è progettata per funzionare a bassa pressione e si configura come un modello per la gestione razionale delle risorse idriche e la lotta alla dispersione. L’acqua trasportata sarà di alta qualità e potenzialmente certificabile. L’espansione di tali progetti in tubatura rappresenta una straordinaria opportunità per evitare sprechi e contaminazioni. L’utilizzo di acque purificate e prive di inquinamento è, infatti, un fattore cruciale per il futuro del settore agricolo, contribuendo a valorizzare le produzioni e accrescere la fiducia dei consumatori. L’impegno mantenuto nell’affrontare le avversità conferma l’irrinunciabile priorità assegnata alla sicurezza idrica e ambientale del territorio.
(Fonte: ufficio stampa Consorzio di bonifica Adige Euganeo per Argav)
25 ottobre 2025
