È stato un Moscato d’Asti, il “Scrapona” dell’azienda Marenco di Strevi, ad accompagnare, lo scorso settembre, il dessert del pranzo all’Onu offerto ai capi di Stato e di Governo dall’uscente segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon. Anche questo un segnale del crescente successo che questo vino sta conseguendo in tutto il mondo. Stando ai dati di luglio 2016, l’ultima stagione ha prodotto 80 milioni le bottiglie, di cui l’85 per cento esportate all’estero. I dati sono del Consorzio che riunisce 174 realtà, di cui 79 aziende vitivinicole, 52 case spumantiere, 16 cantine cooperative, 15 aziende vinificatrici, 12 aziende viticole.
«C’è un indotto importante – spiegano i responsabili del Consorzio – e sono infatti 4mila le aziende coinvolte nella filiera produttiva dell’Asti e del Moscato d’Asti». In particolare, il vigneto a Moscato bianco si estende per 9700 ettari in un territorio che comprende 52 Comuni nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo. E se in Russia, le vendite dell’Asti risentono ancora della crisi, negli Stati Uniti il Moscato continua la sua crescita, complice anche la ‘promozione’ dei rappers americani che, citandolo nelle loro canzoni, lo hanno consacrato come vino di tendenza tra i giovani.
Proprio negli Usa, a metà novembre, il Consorzio sarà impegnato in serate di promozione del Moscato a Miami, San Francisco e New York, coinvolgendo il grande pubblico americano con il racconto dello stretto legame tra vino e territorio».