L’ultimo ritrovato per rovinare la cultura e la tradizione del vino mondiale si chiama “Vinfusion” ed è un sistema che permette di miscelare chimicamente i valori di quattro diversi vini-base così generando centinaia di possibile combinazioni di gusto, che nulla hanno a che vedere con l’originale prodotto espresso in modo unico e irripetibile da un territorio, in quell’annata, da quel produttore. Ma l’obiettivo è quello di costruire una bevanda che risponda esclusivamente al palato del cliente.
Naturalmente questa soluzione commerciale non poteva che nascere in Inghilterra, quella del ‘vino’ fatto con le polverine, nei prestigiosi laboratori della Cambridge Consultant. «Miscelare vini differenti per raggiungere una determinata sfumatura – ha dichiarato Sajith Wimalaratne, direttore commerciale della divisione Food&Beverage in Cambridge Consultants – è in realtà un metodo di vinificazione impiegato con successo da secoli. Una delle sfide è capire il complesso rapporto tra il sapore finale e le proporzioni dei vini utilizzati per la miscele. Così abbiamo analizzato il modo in cui i consumatori valutano e scelgono il vino, organizzando delle prove di assaggio». Si parte dalla base fornita da Pinot Noir, Merlot, Syrah e Moscato Rosso: una volta assaggiato il vino-base il cliente decide, guidato da una piccola app, se e quanto lo desideri più corposo o più leggero, più secco o più dolce. A questo punto un ‘robottino’ centrifuga in modo preciso quantità definite dei componenti base e fornisce al cliente la bevanda richiesta.