Ha appena sei anni ed è già sul web, ma non poteva essere diversamente visto il nome che porta. Parliamo del progetto “Doc Venezia”, che richiamandosi alla città lagunare non poteva trascurare quei 30 milioni di visitatori che annualmente si perdono per le calli e i campi del centro storico.
Spiega il presidente del Consorzio Vini Venezia, Giorgio Piazza: «L’idea nasce dalla volontà ferrea dei produttori delle antiche denominazioni del territorio di renderle più appetibili al mercato creando una nuova denominazione e trasferendo nella Doc Venezia tutti i vitigni internazionali, dal Pinot Grigio al Merlot. Il nuovo Consorzio Vini Venezia ha così al suo interno 5 denominazioni diverse. Una opportunità di mercato maggiore, quindi, avendo un nome molto potente dal punto di vista evocativo».

Due vigneti sperimentali raccolgono l’eredità genetica dei primi vini coltivati in Laguna

La Doc Venezia, in poco più di sei anni, è diventata la quinta Doc del Veneto, con oltre 330mila quintali di uva. Tre i percorsi enoturistici predisposti: il primo ripercorre le antiche vie dei mercanti veneziani; il secondo esalta l’importanza dei traffici con il Medio Oriente; il terzo è pensato per gli amanti dell’arte, del passato e della modernità.
E poi ci sono i vigneti sperimentali: «Abbiamo analizzato 130 Dna – spiega Carlo Favero, direttore del Consorzio Vini Venezia – per identificare i vitigni presenti a Venezia; li abbiamo recuperati e abbiamo fatto due vigneti, uno nel Convento dei Carmelitani Scalzi a Venezia e l’altro a Torcello, luogo dove c’è stata la presenza più importante della viticoltura in laguna». Ora i due vigneti sono visitabili su prenotazione durante l’anno per riscoprire questo legame che la città di Venezia ha da sempre con il vino.