Tre domande al Colonnello della Guardia di Finanza, Angelo Gemelli, della Compagnia di Venezia.
A cominciare dalla recente operazione delle Fiamme Gialle che a Padova hanno sgominato una centrale di contraffazione molto organizzata. A Venezia come è la situazione?

“A Padova è presente una forte comunità cinese, che è ben radicata sul territorio e copre l’intera filiera della contraffazione. Noi a Venezia siamo invece fortemente impegnati in servizi nei negozi della città storica, che commerciano prodotti contraffatti spesso a scapito del pubblico straniero.
Tra i compiti specifici della Guardia di Finanza, come polizia economica, c’è anche quello di contrastare ogni forma di abusivismo e di inserimento sul mercato nazionale di prodotti contraffatti o recanti segni mendaci. Ci si riferisce in particolare alla tutela del Made in Italy, quindi prodotti che dovrebbero nascere ed essere lavorati, fino alla messa in commercio, sul territorio nazionale e che invece talvolta vengono artatamente confusi con prodotti che arrivano da altri paesi.”

Dal punto di vista normativo, le leggi vigenti vi danno un adeguato supporto e strumenti operativi?

“Sì, sicuramente. La lotta alla contraffazione tocca sia provvedimenti di natura penale, sia amministrativa. Quelli penali prevedono una fase di sequestro immediato del prodotto. Quella amministrativa, nonostante non abbia la gravità di quella penale, a volte provoca danni ben maggiori perché le sanzioni pecuniarie sono forti ed il prodotto viene comunque sequestrato e distrutto. Salvo l’eventuale regolarizzazione da parte dell’esercente che deve apporre il marchio che regolarizza il prodotto.”

Si parla spesso di multare i consumatori che comprano contraffatto, ma ci sono cittadini che vi danno una mano?

“Ce ne sono. Purtroppo non registriamo però la collaborazione che sarebbe auspicabile. Vedo che il cittadino, anche lo straniero, trova comodo comprare, si fa trarre in inganno. Qualche volta, prova un senso di pena per questi soggetti, soprattutto gli extracomunitari che vediamo con i loro lenzuoli messi a terra. Non c’è quella collaborazione che sarebbe auspicabile al fine di creare un deterrente nei confronti di questo mercato che, in presenza di un acquirente constante, si sente autorizzato a persistere.”