Il presidente del Consorzio del Chianti, Giovanni Busi, ha inoltrato un sollecito alla Regione Toscana, affinché si impegni perché si possano creare le condizioni per l’emanazione degli attesi avvisi pubblici necessari per consentire l’assegnazione delle importanti risorse comunitarie (Ocm) destinate a sostenere la promozione del vino toscano nel mondo. «Noi come consorzio vino Chianti – sottolinea Busi – abbiamo già cominciato a lavorare alle attività promozionali 2019-20 con 1 milione di euro».
Per parte sua la Regione Toscana ha già stanziato 11 milioni di euro, ma ora è necessario che parta il confronto con gli enti preposti e il Ministero dell’agricoltura affinché l’atteso nuovo avviso nazionale, dal quale discenderanno quelli delle diverse regioni italiane, si concretizzi nel più breve tempo possibile. «È auspicabile – spiega Busi – che la Regione Toscana si impegni quanto prima perché è fondamentale consentire ai Consorzi di presentare i propri progetti per l’attività promozionale 2019-2020 così da avere il tempo utile per iniziare l’attività effettiva di promozione sul campo dal 15 ottobre. Dobbiamo essere operativi a ottobre perché è in quel momento che i mercati orientali si attivano, a cominciare da quelli fondamentali di Hong Kong e Shanghai, in varie manifestazioni fieristiche e promozionali. Bucare quegli appuntamenti quindi vorrebbe dire per il nostro vino mancare a appuntamenti fondamentali per far conoscere le nostre produzioni e quindi per incrementare l’export».

L’azione dei Consorzi, in Toscana come altrove, è un supporto fondamentale per i piccoli produttori

«Oltre a tempi stretti e certi – ribadisce inoltre il presidente del Consorzio Chianti – è necessario che la Regione Toscana riconosca nei bandi il ruolo e il valore dei Consorzi nella valorizzazione e promozione delle produzioni di qualità certificata. Un’azione consortile che è fondamentale per le piccole e medie aziende che senza il sostegno dei Consorzi non potrebbero mai far conoscere all’estero, e soprattutto in mercati lontani e difficili come quelli dell’Estremo Oriente, i propri prodotti».