Durante l’ultimo Vinitaly, lo scorso aprile, è stato condotto un esperimento di neuromarketing nel quale sono stati coinvolti 260 tra buyers e operatori professionali, quindi acquirenti qualificati e potenzialmente meno influenzabili del comune compratore in un supermercato. A questi soggetti sono state mostrate 12 etichette di diverse cantine produttrici del vino Soave e attraverso l’utilizzo dell’eye-tracker e di un questionario con domande aperte sono state rilevate reazioni e opinioni circa l’apprezzamento, l’intenzione di acquisto, la disponibilità a pagare e in generale sul gradimento del packaging.
I risultati dell’esperimento sono stati illustrati da Giuliano Trenti, Presidente di Neurexplore Srl, e Matteo Sgaravato, Amministratore delegato di Sgaravato Srl e socio di Neurexplore, durante l’incontro “Terre del Soave, viaggi nel gusto” a verona, nel contesto del “Soave versus” al Palazzo della Gran Guardia.

Meglio etichette di coloro scuro, con elementi classici e moderni e di un brand famoso

«Non sempre – spiega Sgaravato – ciò che può sembrare migliore a livello estetico è realmente più efficace a livello cognitivo in quanto la propensione all’acquisto viene influenzata da numerosi fattori, quali per esempio il colore e la forma della bottiglia, la sensazione tattile e il peso del vetro, il colore e la forma dell’etichetta, e l’influenzamento non avviene sempre per vie razionali, anzi è più spesso la parte inconscia ed emotiva a prevalere».
«Questo diverso approccio al marketing, supportato dalle neuroscienze – sottolinea Trenti – ci ha permesso di individuare alcuni elementi che accomunano le etichette più performanti: esse uniscono in modo originale elementi classici e moderni. Sono tendenzialmente di colore scuro, percepito come più raffinato, e contengono un elemento figurativo o artistico volto a impreziosire la bottiglia. Inoltre un brand forte incide senza dubbio sull’efficacia persuasiva».