Il bicchiere (di latte) è mezzo vuoto e mezzo pieno: la decisione in commissione agricoltura della Camera che vieta l’uso di latte condensato nello yogurt, ma che consente l’importazione dei derivati del latte è stata accolta con sentimenti contrastanti. Il ‘vuoto’ lo vede Franco Manzato, assessore all’agricoltura del Veneto: “La frittata è fatta: hanno vinto i grandi trasformatori dei sapori omogenei. Hanno perso i nostri allevatori, la loro qualità, i meriti di un made in Italy più predicato che tutelato. Bel modo di celebrare i 150 dell’Italia”.
“Di fatto abbiamo spalancato le porte a una ulteriore importazione dall’estero di derivati del latte, a danno esclusivo dei nostri allevatori. Cosa andremo a dire per il mondo: sì, è yogurt made in Italy, con autentico condensato lettone, polacco…? Questa – conclude Manzato – è delocalizzazione bella e buona della nostra agricoltura, della nostra qualità e del reddito degli imprenditori agricoli italiani. Smettiamola di prenderci in giro sulle cose serie: oggi abbiamo dato una spinta ulteriore alla celebrazione delle esequie dell’agricoltura italiana”
Il presidente della Coldiretti Sergio Marini vede invece la parte piena del bicchiere e commenta: “E’ stato definitivamente chiarito che lo yogurt in Italia si continuerà a fare con il latte fresco senza inganni, come si aspettano i consumatori e gli allevatori. Le nostre preoccupazioni sono state raccolte positivamente dal Ministro”. In sostanza è stato difeso un prodotto che secondo una analisi della Coldiretti è sulle tavole di ben 7 italiani su dieci che ne consumano un quantitativo superiore ai sette chili a persona ogni anno, proprio per le sue caratteristiche di naturalità.