L’Ispettorato centrale contro le frodi agroalimentari del Ministero delle politiche agricole ha disposto il sequestro di oltre 23mila chilogrammi di falsa cipolla di Tropea.Gli ortaggi di tipo comune, stavano per essere messi in vendita fregiandosi indebitamente della denominazione riservata alla produzione certificata “Cipolla Rossa di Tropea IGP” per alzarne considerevolmente il prezzo.

La notizia del sequestro è stata accolta come una vittoria di tutto la filiera che da tempo chiede controlli più severi sulle falsificazioni e soddisfazione è stata espressa dai membri del consiglio di amministrazione del Consorzio di Tutela della Cipolla Rossa di Tropea Calabria I.G.P., che raggruppa la maggior parte dei produttori dell’autoctono e pregiatissimo ortaggio che trova estimatori in tutto il mondo.

“Il consorzio – si legge nella nota – esprime pieno consenso all’azione espletata dai Nuclei Antifrode dell’I.C.Q. di Cosenza, in merito al sequestro. Un prodotto a marchio di indicazione geografica o a denominazione di origine protetta, deve essere sinonimo di garanzia per il consumatore in quanto a origine e qualità. L’utilizzo della denominazione Cipolla Rossa di Tropea Calabria deve essere impiegata solo da quelle aziende che si adeguano a tutta una serie di regole dettate da un Piano di Controllo di cui si fa garante uno specifico Organismo accreditato dal Ministero. Senza questi requisiti, l’utilizzo della denominazione è improprio poiché non dà certezza sull’origine e le qualità del prodotto, il tutto a discapito delle aziende produttrici e confezionatrici che operano nel rispetto delle regole e quindi anche del consumatore finale che viene tratto in inganno in quanto il prodotto che acquista, pur essendo etichettato con lo stesso nome, in realtà è lungi dall’essere Cipolla Rossa di Tropea Calabria”.