C’è un solo comparto dell’economia nazionale che risente poco o nulla della crisi ed è l’export. Nell’agroalimentare poi i dati sono fortemente confortanti con un aumento delle esportazioni Made in Italy del 7 per cento nel primo bimestre 2012, ancor meglio quindi di quanto fatto nell’anno precedente, quando il valore delle spedizioni all’estero ha oltrepassato per la prima volta i 30 miliardi di euro.
Lo dice una indagine della Coldiretti presentata in occasione della 16esima edizione della grande fiera dell’agroalimentare Cibus, a Parma. «Il Paese può tornare a crescere – ha affermato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini – solo se saprà investire nelle proprie risorse che sono i territori, l’identità, la cultura e il cibo. L’agroalimentare è una leva competitiva formidabile per trainare il Made in Italy nel mondo». I settori che maggiormente stanno conquistando i mercatio esteri sono quelli più tradizionali: formaggi come il grana e il parmigiano reggiano, + 21%; il vino, +12%; l’ olio di oliva, +9%; la pasta, +8%; i prodotti da forno, +7% e quelli di salumeria, +7%.
Stabile, secondo le rilevazioni Coldiretti, il comparto frutticolo nel quale exploit delle mele (+22 per cento) ha controbilanciato il forte calo delle esportazioni di frutta estiva e agrumi. Fortemente negative sono state le esportazioni di ortaggi (- 8 per cento), colpite ingiustamente anche dalla psicosi ingiustificata generata dal batterio killer. Tra i principali Paesi di destinazione dell’agroalimentare tricolore si sono verificati aumenti in valore verso la Germania (+5 per cento), la Francia (+9 per cento) e il Regno unito (+3 per cento), con un incremento medio nella Unione Europea del 6 per cento. Crescono però a ritmi molto più sostenuti – conclude la Coldiretti – le richieste nei Paesi extraeuropei (+15 per cento), tra i quali spicca soprattutto il ruolo degli Stati Uniti (+10 per cento). Infine va segnalato il boom del vino italiano in Cina con una crescita monstre del 65 per cento.