Pitti Filati si chiude con un significativo incremento delle presenze estere. Lo dice Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine, che traccia il primo bilancio provvisorio subito dopo la chiusura della manifestazione: «Tra le filature che erano qui presenti, il clima è molto buono, hanno visto i clienti migliori e ne hanno visti anche di nuovi, provenienti da paesi che solo ora iniziano a utilizzare filati pregiati. E questo forse spiega perché la percezione delle affluenze sia migliore dei numeri nudi e crudi. Tra i compratori, cioè soprattutto i rappresentanti dei maglifici e i responsabili degli uffici stile indipendenti e delle grandi maison, ho registrato consenso e interesse verso proposte innovative, frutto di un’attività di ricerca intensa svolta dagli espositori, concentrata su materiali, punti, stili, combinazioni».
«I risultati ci danno ragione – conclude l’ad Napoleone – e il prevedibile (ma non per questo meno doloroso) calo dei numeri italiani si accompagna a un leggero ma significativo incremento delle presenze estere (+1%) e soprattutto l’aumento delle nazioni rappresentate. Proiettando gli ultimi dati di affluenza disponibili, è probabile che la presenza finale di compratori sarà nell’ordine delle 5.000 unità ed è possibile che, per la prima volta nella storia del salone, i compratori esteri siano più numerosi degli italiani».
Tra i mercati internazionali, guidati da Germania e Gran Bretagna, spiccano gli aumenti di ‘produttori forti’ come Francia, Giappone, Olanda, Russia, Turchia, Cina e Corea, e l’esordio di paesi come Mongolia, Bielorussia, Sudafrica, Kazakistan, Indonesia. In Italia, dove la somma di Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Veneto costituisce oltre l’80% del totale, il calo è stato del 14% circa.