Il colosso Macy’s sarà il primo department store d’America a introdurre una collezione di “modest fashion”, disegnata cioè con in mente una clientela islamica. La “Verona Collection” è stata creata dalla fotografa di moda Lisa Vogl, lei stessa convertita alla fede musulmana. La nuova linea include hijab tinti a mano, cardigan lunghi fino ai piedi, maxi-vestiti, maxi-tuniche e pantaloni.
Lisa Vogl ha spiegato che l’idea di creare una linea per donne di fede mussulmana è nata dopo la sua conversione nel 2011, quando ha cominciato ad accorgersi di quella che è la difficoltà a trovare capi che fossero pudichi e allo stesso tempo alla moda. Per Macy’s la scelta di puntare sull’abbigliamento “modest fashion” rappresenta anche una scelta commerciale a fronte della crisi che da quattro anni attraversa il gruppo e che ha portato lo scorso novembre ad annunciare la chiusura di un centinaio di negozi. Guardare a un nuovo segmento di mercato è certamente anche un tentativo di rilanciarsi proponendo ad un pubblico sicuramente vasto «tutto quel che serve in fatto di versatilità e di confort» come ha detto Cassandra Jones, presidente del colosso del retailing.

Già grandi marchi hanno proposto, non solo in Medioriente, linee di “modest fashion”

In tutto il mondo, nel 2016 sono stati spesi in “modest fashion” 254 miliardi di dollari, secondo l’ultimo rapporto di Global Islamic Economy: un giro d’affari che potrebbe crescere a 373 miliardi nel 2022.
Se Macy’s è il primo grande magazzino a entrare nel business, altri marchi, da quelli di lusso come Dolce & Gabbana e Burberry a brand più causal come Uniqlo e Zara, hanno già da qualche anno scoperto il trend. In gran parte si tratta di linee speciali pensate per una clientela in Medioriente, ma Uniqlo, per esempio, ha portato nei suoi negozi a New York e a Londra la collezione disegnata dalla stilista londinese Hana Tajima, mentre nel 2016 durante la New York Fashion Week una stilista indonesiana ha fatto sfilare tutte le modelle con l’hijab sul capo.