Anche quest’anno, l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo ha redatto il documento che analizza i punti di forza, le criticità e le prospettive del sistema moda italiano da qui al 2022. Comprendendo i comparti tessile, abbigliamento e calzature il sistema italiano ha generato nel 2017 un valore aggiunto di 24,2 miliardi. Si tratta del 10% del manifatturiero del nostro Paese e occupa circa 500mila persone, pari al 15,5% del totale. Per il 2018 si prevede una crescita del +1,8% e del +1,5% per il periodo 2019-2022.
«I dati sono positivi in sé – ha spiegato Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaoloma sono ancora migliori se confrontati con quelli degli altri Paesi europei. Abbiamo un primato: quello del valore aggiunto generato dal sistema moda nell’Unione europea, pari al 33,9%. Quasi tre volte quello del Regno Unito (12,2% del totale) e più di tre volte di quello della Germania e della Spagna (10,6% e 8,2%%). La Francia poi è quinta con il 7%: si tratta di gap quasi impossibili da colmare, proprio grazie alla struttura a distretti e alla specializzazione nell’alto di gamma del sistema Made in Italy».

Per resistere alla concorrenza dei Paesi con basso costo del lavoro, la ricetta è la specializzazione

Guardando le differenze tra import ed export il primato dell’Italia è schiacciante: nel 2017 la bilancia commerciale del sistema moda è stata positiva per 20 miliardi, mentre è stata negativa per Gran Bretagna, Germania e Francia.
«Il 70% dell’export, che nel 2017 è arrivato a 51 miliardi, si colloca nell’alta gamma – ha sottolineato De Felice – Nonostante la concorrenza da parte dei Paesi asiatici, che oggi non avviene più solo sul costo del lavoro ma anche sulla qualità, l’Italia mantiene nel segmento del lusso importanti quote di mercato. Quelle maggiori sono nelle calzature (16% dell’alto di gamma globale è made in Italy) e nelle pelli e pelletteria (21%)». Per mantenere il vantaggio competitivo nell’alta gamma, segmento per il quale è previsto un incremento di 42 miliardi entro il 2021, conclude lo studio di Intesa Sanpaolo, il sistema moda italiano dovrà investire in sostenibilità, qualità e innovazione.