La più paradossale notizia dell’anno la leggiamo nel sito “Shippingonline.it”, il primo portale italiano di informazioni marittime curato dalla redazione multimediale del Secolo XIX. La Cina ha messo sotto inchiesta l’Italia per l’olio d’oliva considerato adulterato. È successo a Shanghai le autorità hanno deciso di bloccare per controlli, le bottiglie di olio extravergine d’oliva provenienti dal nostro Paese. A quanto riferisce il sito, tutto avrebbe origine da una inchiesta giornalistica italiana secondo la quale molto olio italiano in realtà sarebbe fatto con oli provenienti da Tunisia, Grecia, Spagna e Marocco.

La stampa cinese accusa: su cinque bottiglie di olio d’oliva italiano, prodotto in particolare da 13 delle più grandi aziende del Belpaese, quattro conterrebbero olio miscelato. È per lo meno paradossale che il regno della contraffazione indossi ora i panni dei tutori della purezza. Ma non è un caso che questo accada a ridosso del capodanno cinese, la più importante festività del Paese che ricorre a fine gennaio. É l’occasione nella la quale i cinesi si scambiano i doni e negli ultimi anni l’olio di oliva italiano, il vino ed altri prodotti Doc erano entrati a far parte dei pacchi regalo.

Stefano Masini responsabile Consumi e Ambiente di Coldiretti commenta: “Un po’ di preoccupazione c’è, ma siamo certi che alla fine l’attenzione delle autorità cinesi verso l’olio made in Italy andrà a vantaggio dei produttori italiani e degli esportatori seri. Se i Cinesi voglio operare in trasparenza ben venga, anzi così bisogna fare». Secondo i dati del consolato cinese a Milano, l’anno scorso la Cina ha importato più di 6.500 tonnellate di olio di oliva dall’Italia.