L’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale, Euipo, ha realizzato in collaborazione con l’UIT, l’Unione internazionale delle telecomunicazioni, una indagine secondo la quale l’Italia è al quarto posto, alle spalle di Romania, Bulgaria e Grecia, nella pochissimo onorevole classifica dei Paesi europei dalla più alta percentuale di penetrazione dell’industria illegale di smartphone. I dati relativi al 2015 dicono infatti che il nostro Paese perde ogni anno qualcosa come 885 milioni di euro a causa della contraffazione, un mancato guadagno pari al 15,4%, quasi il triplo della Germania e quasi il doppio della Francia, Paesi che si attestano rispettivamente al 5,7% ed all’8%.

L’industria della contraffazione è la terza produttrice al mondo

La presenza criminosa in questo settore è particolarmente sensibile in tutta Europa, dove la stima dice di 14 milioni di smartphone venduti in meno rispetto ad una condizione ipotetica di assenza di contraffazione, ed a livello globale, con circa 184 milioni di pezzi contraffatti venduti, pari ad un valore di 45,3 miliardi di dollari. La quota di falsi nel 2015 è stata del 12,9%, di molto superiore alla penetrazione sul mercato di Huawei, terzo produttore mondiale che commercia 107 milioni di unità l’anno.

Il report dell’Euipo mette in evidenza anche le conseguenze che questa diffusione dei prodotti contraffatti ha nell’ambito della sicurezza. Sia sotto il profilo informatico, è noto il caso di un clone di un modello di successo che veniva venduto già ‘accessoriato’ di virus, sia per le componenti interne degli apparecchi, con possibili effetti sulla salute degli utenti a causa dell’utilizzo di sostanze nocive nella fabbricazione di questi dispositivi, in violazione della normativa RoHS.