Nel bollettino di guerra della lotta alla contraffazione, da Trieste a Bari, da Genova a Palermo, è proprio il capoluogo siciliano a stabilire un primato curioso. Già la scorsa settimana, una ‘holding’ palermitana della contraffazione discografica aveva immesso in vendita sul mercato clandestino il disco del 61° Festival di Sanremo 2011 che ancora non si era ufficialmente concluso!

La Guardia di Finanza di Palermo, gruppo Pronto Impiego, ha sequestrato un’intera sala di masterizzazione: 20 i masterizzatori sistemati in linea capaci di produrre circa 400 cd all’ora. E poi attrezzature per l’imballaggio, scanner, stampanti, inchiostro per la stampa, espositori e cd pronti per essere masterizzati.

Il record invece per il valore complessivo della merce sequestrata spetta invece ai carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo che, in provincia di Roma, hanno posto i sigilli a 21.000.000 di capi di vestiario di fabbricazione cinese completamente sprovvisti di etichettatura ed un valore complessivo di alcuni milioni di euro. I 10.000 colli di vestiario erano stipati in 8 capannoni di circa 10.000 mq affittati da 5 cittadini cinesi. La merce doveva rifornire i negozi cinesi della Capitale, ma si sospetta che possa essere stata fabbricata con prodotti tossici e per questo sarà sottoposta a specifici esami di laboratorio per accertare i livelli di cromo esavalente contenuti.

Ma anche gli italiani si danno da fare alla grande sul mercato della contraffazione: la Guardia di Finanza di Ancona ha arrestato quattro imprenditori dell’abbigliamento di Bisceglie e Molfetta, in provincia di Bari, che vendevano nei circuiti degli outlet e Grandi firme merce contraffatta proveniente dalla Turchia. Sequestrati circa 16mila articoli riconducibili a griffe internazionali arrivati in Italia nei porti di Ancona e Bari e sui quali i quattro facevano apporre degli ologrammi di sicurezza, con cui attestavano l’originalità dei capi d’abbigliamento. La merce, questa la vera sorpresa per gli investigatori, era di qualità così elevata da poter ingannare anche gli acquirenti più esperti.

E sempre italiani sono i quattro denunciati a Genova per una tecnologia attività illecita di vendita di false griffe in negozio virtuale, un sito internet configurato come un vero e proprio negozio per l’importazione e commercializzazione di prodotti a marchio contraffatto. In provincia di Milano, i finanzieri hanno rinvenuto e sequestrato in diverse abitazioni personal computer (PC, I-Pad, netbook) utilizzati per l’attività commerciale, numerosi articoli contraffatti (completi di confezione), nonché book fotografici della merce, ricevute di ordini di pagamento ed agende dove gli indagati annotavano minuziosamente i dati dei propri clienti, necessari ad evadere gli ordinativi ricevuti.

Peccato non solo che tutta la merce fosse contraffatta, ma anche che il fisco nulla sapesse dell’esistenza di questo negozio virtuale.