Inizia con febbraio il ciclo di incontri convocati dal Ministrero per le Politiche Agricole volti a definire le modalità attuative della legge sull’obbligo di etichettatura dei prodotti alimentari. Il primo confronto riguarderà quelli lattiero-caseari, come latte a lunga conservazione e formaggi, ed è fissato proprio per il primo febbraio. Il giorno successivo sarà invece la volta della carne di maiale e degli insaccati per un settore suinicolo che sta affrontando una grave crisi anche perché tre prosciutti su quattro sono spacciati come Made in Italy, ma sono ottenuti da maiali stranieri.

Il settore lattiero-caseario in Italia e all’estero deve essere difenderlo dal falso Made in Italy: basti pensare che tre litri di latte a lunga conservazione sui quattro venduti in Italia sono stranieri e senza indicazioni per il consumatore e che estero è quasi la metà del latte impiegato per le mozzarelle vendute in Italia. Da un’analisi della Coldiretti su dati Istat relativi al commercio estero dei primi dieci mesi del 2010, la crescita dei formaggi italiani nel mondo è sensibile, con un aumento del 13 per cento, sia sui mercati comunitari dove si realizza il 70 per cento del valore dell’export che su quello statunitense (+ 11 per cento). A fare la parte del leone per le nostre esportazioni sono il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano che rappresentano da soli quasi il 40 per cento del valore delle esportazioni di formaggi, con un aumento complessivo in valore nel mondo del 25 per cento.

Adamento incoraggiante anche sul mercato nazionale dove i consumi familiari sono saliti di oltre il 2 per cento per il Grana Padano, mentre lo yogurt ha fatto addirittura un balzo del 2,5 per cento e il latte di quasi l’uno e mezzo per cento. Negli allevamenti, peraltro, si deve fronteggiare un preoccupante aumento dei costi di produzione (+ 14% per i mangimi).