La vera ‘bugia’ era nell’etichetta: perché quelle che i consumatori del vercellese acquistavano erano veri e propri ‘crostoli’. Stiamo parlando delle italianissime ‘chiacchere’, il dolce caratteristico del Carnevale che, regione per regione, è chiamato in molti modi. Nel vercellese sono note come ‘bugie’ (dal ligure  böxie), ma quelli posti in vendita erano ‘crostoli’ perché provenienti da Treviso.
Così i Carabinieri del Nucleo antisofisticazione di Torino ne hanno sequestrato tre tonnellate scoprendo che le informazioni sullo stabilimento di produzione riportate sull’etichetta non coincidevano con il luogo in cui erano state effettivamente prodotte. I sequestri sono stati fatti in uno stabilimento torinese (dove sono state rinvenute 400 produzioni) e in un ipermercato del Vercellese (altre 5.400 confezioni). Il titolare dello stabilimento è stato denunciato per frode in commercio.
Le etichette dei dolci sequestrati riportavano come stabilimento di produzione la stessa sede della ditta controllata dai Carabinieri. L’esame della documentazione e la verifica delle linee produttive aziendali hanno invece consentito di accertare che tra le preparazioni dolciarie dell’unità produttiva non vi era quella delle ‘bugie’. L’opificio torinese le aveva acquistate da un’azienda della provincia di Treviso per rivenderle con la dicitura ”produzione propria”.
La falsa indicazione apposta nell’etichetta aveva, secondo gli investigatori, l’evidente fine di poter vantare nei confronti della clientela una gamma di produzioni più ampia rispetto a quella reale, nonché di attribuire all’alimento un valore aggiunto, quello della produzione locale, che ne consente una maggiore commercializzazione.