Nel primo trimestre del 2016, le importazioni di grano tenero in Italia sono aumentate del 14% (nel 2015, 4,8 milioni di tonnellate) e sono praticamente quadruplicate (+315%) dall’Ucraina, terzo fornitore per la produzione del nostro pane. Per il grano duro da pasta il primato spetta al Canada che ha aumentato del 4% le spedizioni (2,3 milioni di tonnellate, circa il 40 per cento del fabbisogno per la pasta, nel 2015). I dati sono stati resi noti da Coldiretti che denuncia una vera e propria invasione di grano da paesi extracomunitari per la produzione addirittura del 50% del pane in vendita nel nostro Paese e di un terzo circa della pasta, compresa quella che esportiamo.
I produttori italiani lamentano manovre speculative che si concentrano nel periodo di raccolta del prodotto nazionale e sono finalizzate ad abbatterne il prezzo attraverso un eccesso di offerta raggiungendo valori bassissimi, al di sotto dei costi di produzione. E mentre calano i prezzi alla produzione, lievitano quelli sulla tavola, con un ricarico del 1400% per il pane e del 500% per la pasta, prodotti con grano di cui il consumatore ignora la provenienza. La normativa nazionale ed europea infatti non obbliga a dichiarare in etichetta la provenienza del grano utilizzato. E a chi parla di una presunta scarsa qualità del grano italiano, Coldiretti ricorda la nascita e la rapida proliferazione di marchi che garantiscono l’origine italiana del grano impiegato, adottati da alcune etichette della grande distribuzione fino ai marchi più prestigiosi.