Arrivano dalla Cina ottime notizie per l’Italia della moda. Mentre le prese di posizione di Trump al G7 canadese hanno gettato pesanti ombre sul commercio mondiale, Pechino ha invece deciso di ridurre i dazi su abbigliamento, accessori e complementi d’arredo importati dall’Europa e dunque anche dal nostro Paese.
Attualmente le tariffe a carico dei produttori Eu sono comprese fra il 15,7 e il 19%: ebbene, a breve verranno dimezzate e saranno dunque del tutto simili a quelle che Bruxelles impone ai cinesi per far sbarcare la loro merce sui nostri territori. Un allineamento che va proprio nella direzione di un commercio mondiale che segua regole uguali per tutti e che sia pulito e ordinato, senza quell’imposizione di dazi per così dire ‘ad personam’ che sono nella logica del leader statunitense.

Ed il 2018 comincia ben e con un aumento dell’export della moda maschile

Frattanto buone notizie dal fronte dell’export: sulla base dei dati Istat elaborati dal Centro Studi Confindustria Moda alla vigilia di Pitti Uomo, si registra per il menswear un incremento del +2,6%, mentre l’import cresce del +6,2%. In particolare, il fatturato estero risulta sostenuto, ancora una volta, dalla maglieria (+7,7%) e dalla confezione (+2,0%). Viceversa, le altre merceologie mostrano un decremento dell’export (-3,7% per l’abbigliamento in pelle, -4,4% per la camiceria, -10,6% per le cravatte).
L’indagine campionaria condotta dal Centro Studi Confindustria Moda sul panel Smi di aziende operanti nella moda uomo, la quota maggioritaria (83,3%) propende per una prosecuzione del trend in atto anche nei mesi a venire, mentre è circoscritta al 16,7% la quota di chi confida in un ulteriore miglioramento. Per lo stesso panel, gli ordini raccolti nel corso del primo trimestre, pur provvisori in fase di rilevazione, risultano in aumento, sia nel caso del mercato italiano sia di quello estero.