La Tunisia è Paese aperto e tollerante nei confronti delle altre culture e, per quanto la maggioranza sia di religione islamica, possiede una grande tradizione vitivinicola che affonda le sue radici nella storia, rafforzate dalla presenza e dal know-how dei francesi e degli italiani. Ecco allora che il rilancio del comparto agricolo ed insieme di quello turistico passano per il recupero della produzione vitivinicola, con molti produttori di vino che hanno deciso di trasformare le loro aziende in centri in cui sia possibile ospitare turisti.
«Il nostro progetto, che spero potrà essere operativo dal 2017 – spiega Mohammed Ben Sheikh, presidente della Chambre nationale des fabricants des boissons alcoolisées e viticoltore lui stesso – sarà offerto agli operatori turistici che lavorano in Tunisia e vuole essere un percorso culturale alternativo al turismo convenzionale. Cartagine era il granaio di Roma, ma era anche la sua cantina. Aveva una grande agronomo, Magon, che fu il primo a scrivere trattati sulla viticoltura». Proprio Magon è denominato il progetto Enpi CBC Med di cooperazione transfrontaliera tra la Sicilia e la Tunisia cofinanziato dall’Ue. Questo progetto fa parte di un rilancio dell’intero settore vitivinicolo tunisino cominciato negli anni ’90, dopo un lungo periodo in cui il comparto venne quasi abbandonato. La Tunisia produce attualmente circa 32 milioni di bottiglie l’anno, con la maggior parte della produzione destinata al mercato interno con un introito di circa 80 milioni di euro, di cui circa 25 milioni finiscono nelle casse dello Stato.