Dopo la Russia, la Gran Bretagna: in occasione del Forum internazionale dell’agricoltura e alimentazione, organizzato a Cernobbio, Coldiretti ha diffuso i dati dell’export agroalimentare del Made in Italy nel mese di luglio e l’impatto della Brexit già si è fatto sentire con un -9%. Finora la Gran Bretagna era stato il quarto mercato di sbocco per i prodotti italiani, ma se il calo registrato il mese seguente al referendum contro la Ue verrà a confermarsi, si può prevedere che la Brexit costerà complessivamente 2,7 miliardi all’anno al Made in Italy e il cibo e vino italiano soffriranno una perdita di 280 milioni.
Ma non è solo il calo dell’export a preoccupare: il rischio sottolinea Coldiretti nella sua indagine, è che con l’uscita dall’Ue si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane. «Ad esempio – specifica il presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo – si dovrà verificare il destino a livello comunitario della procedura in corso per fermare le etichette a semaforo che la Gran Bretagna ha deciso di far adottare al 98% dei supermercati inglesi nonostante si tratti di un ostacolo alla libera circolazione delle merci. Il sistema esclude paradossalmente dalla dieta alimenti sani, dal Parmigiano Reggiano al Prosciutto di Parma, per promuovere, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale e colpendo il 60% delle produzioni italiane». La consapevolezza della qualità e l’attenzione al benessere nutrizionale sono invece sempre più un tratto distintivo dei consumatori e dei produttori italiani.