La fotografia scattata dalla “Conjoncture viticole mondiale” e presentata a Parigi dall’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin ci dice che quella del 2017 sarà ricordata a livello planetario come la vendemmia più scarsa degli ultimi 60 anni. Infatti nel 2017 sono stati prodotti in tutto il mondo 250 milioni di ettolitri di vino e mosti, pari al -8,6% sul 2016, con cali produttivi in tutti i primi 10 Paesi produttori.
Soprattutto nel cuore della Vecchia Europa, dove si concentra la metà della produzione enoica mondiale, l’andamento meteo sfavorevole ha prodotto flessioni produttive davvero preoccupanti: l’Italia, primo produttore mondiale con 42,5 milioni di ettolitri, ha segnato un -17% sul 2016; la Francia, con 36,7 milioni di ettolitri, un -19%; la Spagna, con 31,1 milioni di ettolitri, un (-15%). Rimane concentrata, nel complesso, la superficie vitata complessiva, tra i filari destinati alla produzione di uva da vino e da tavola: qui la classifica mondiale vede davanti a tutti la Spagna con 967.000 ettari di vigna, pari al 13%, seguita dalla Cina (870.000, 12%), e quindi da Francia (787.000, 10%) e Italia (695.000 ettari, 9%).

Il consumo resta stabile in un mercato che vede sempre più bottiglie di vino viaggiare per il mondo

La “Conjoncture viticole mondiale” ci dice anche che il consumo mondiale si è attestato l’anno scorso a 243 milioni di ettolitri, in linea con il dato 2016. In testa a questa classifica ci sono gli Usa, che pesano per il 13% del consumo totale, davanti alla Francia, con l’11%, all’Italia, con il 9%, alla Germania, con l’8%, e alle Cina con 7%.
Continua anche nel 2017 la crescita degli con gli scambi mondiali di vino, con 108 milioni di ettolitri che hanno lasciato il loro Paese di origine, in crescita del +3,8% sul 2016, per un valore di 30,4 miliardi di euro. Il primo esportatore resta la Spagna, con 22,1 milioni di ettolitri, davanti ad Italia (21,4) e Francia (15,4). I Paesi che importano più vino, in volume, sono Germania (15,1 milioni di ettolitri), Uk (13,2), Usa (11,8), Francia (7,6) e Cina (7,5).