Il caso “Dolce & Gabbana – Cina” ha avuto un meritato clamore su tutta la stampa internazionale con commenti illustri e prese di posizione di grande interesse. Tralasciando pregiudizi e insulti (tristemente) propri dei social italiani, bisogna infatti riconoscere che lo spot pubblicitario, la reazione cinese e le successive, dimesse scuse del duo del fashion hanno significati e conseguenze che vanno al di là dell’episodio stesso. Qui non entriamo sui molti temi sollevati da commentatori italiani e stranieri su testate di grande autorevolezza, ma una limtata riflessione sulle questioni che spesso affrontiamo ci è comunque doverosa.

Certamente, a guardare la pubblicità che scorre sulle nostre tv c’è poco da stupirsi: non senza qualche disagio è stata accolta la campagna che una catena del commercio elettronico ha affidato al pornodivo italiano per eccellenza. I doppisensi di natura sessuale trionfavano e c’è stato chi se ne è leggermente dispiaciuto rispetto ad una maggioranza che ne ha invece sorriso. Un ultimo esempio di come i pubblicitari nostrani non si diano alcun limite pur di attirare l’attenzione di un pubblico sempre più distratto.

L’errore fatto da Dolce & Gabbana è stato proprio quello di affrontare l’importante passaggio cinese con questo orientamento della comunicazione occidentale. Solo che questo mix di ironia e allusioni sessuali non è nelle corde dei quel mondo orientale dove i ‘limiti’ sono molto più austeri. Con un danno causato che rischia di contagiare tutta l’immagine dell’export verso la Cina che l’economia italiana sta cercando di incrementare.

Un errore da ‘dilettanti allo sbaraglio’ che rischia di farci fare un passo indietro assai pericoloso. E una lezione da imparare tutti e presto: ci vuole competenza per affrontare il mercato globale, preparazione, conoscenza e tanto, tanto provincialismo in meno.