Non bastassero le preoccupazioni (per usare un eufemismo) indotte dalla manovra ‘europea’ del Governo Monti, l’agricoltura italiana guarda agli accordi comunitari con un allarme (ma anche qui è un minimizzare) chiamato PAC. Perché la bella idea dei Commissari europei è quella di adottare il criterio generalizzato del pagamento per ettaro.
Un ettaro italiano non è uguale ad uno romeno, ma nemmeno ad uno francese. In Italia si produce il 13% della produzione europea, coltivando il 7% del terreno agricolo continentale. Quasi mi vien da ricordare il vecchio ‘sei politico’ della fine anni sessanta. A che serve studiare, se poi non viene premiata la preparazione e punita l’impreparazione? L’impegno profuso dall’italico sistema agricolo che lo ha portato ad essere il primo a livello europeo per prodotti DOCdoc e certificati e il primo per rese per ettaro viene penalizzato, anzi deriso da questa impostazione della PAC. Che a quanto pare intende piuttosto valorizzare la rendita fondiaria.
La nuova PAC, e la sua stortura, è figlia di una trattativa alla quale il nostro paese era rappresentato da un governo che non c’è più: il nuovo riprenderà i fili per tessere una trama che restituisca la dignità che meritano ai nostri agricoltori? C’è poco tempo, ma anche questa è una emergenza e il neoMinistro Catania pare saperlo.