È un paradosso che affligge soprattutto le generazioni più giovani. Se da un lato i nostri ragazzi e le nostre ragazze sono massimamente attenti e attente agli appelli lanciati da Greta Thunberg e sono pronti e pronte a scendere in piazza invocando la salute del nostro pianeta, dall’altro lato sono tutti e tutte vestiti con lo stesso paio di jeans e con le sneakers ai piedi. Peccato che la coltivazione del cotone sia in assoluto tra le più inquinanti, che la tintura dei tessuti sia la seconda causa di inquinamento dell’acqua sul pianeta e che per realizzare un solo paio di jeans ci vogliano circa 7.500 litri d’acqua! Per non dire poi delle scarpe che di riciclabile hanno solitamente assai poco.
In generale, l’industria dell’abbigliamento e delle scarpe incide per l’8% sulle emissioni globali di gas serra, con un valore pari a 3.990 milioni di tonnellate di CO2 e secondo la Ellen MacArthur Foundation, il settore tessile, con i suoi 1,2 bilioni di tonnellate annuali, supera la somma delle emissioni dovute al trasporto aereo e marittimo.
Non possiamo che dirci felici che nove millennials su dieci dichiarino che il mondo dell’industria dovrebbe sentirsi maggiormente responsabile rispetto alle problematiche ambientali, ma non possiamo non notare che la vendita di abbigliamento e scarpe continua ad essere in costante aumento. Non vogliamo contestare i numeri assoluti, ma nemmeno si può negare che il consumatore oggi ha una tendenza bulimica a rinnovare il proprio guardaroba: la spinta del marketing è sempre più pressante e il mondo della moda ha raggiunto tempi di aggiornamento parossistici, una collezione al mese.
Il risultato è che gli armadi si riempiono, che talvolta un abito viene sostituito dopo essere stato usato una sola volta, che un paio di scarpe dura una sola stagione (salvo però poi acquistare quelle nuove ‘industrialmente’ invecchiate e usurate). Un paradosso che richiede alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi di fermarsi e riflettere che anche i consumatori hanno concrete responsabilità rispetto all’ambiente e alle prospettive che vogliamo offrire al nostro pianeta: che è l’unico che abbiamo!