La tentazione era quella, in queste poche righe, di occuparci di quanto poco sia di moda l’azzurro in Russia: l’assenza della Nazionale di calcio ai mondiali è evento che, dopo 60 anni, ha colpito tutto il Paese, non solo la tifoseria. Avremmo quindi dovuto sbilanciarci anche noi in valutazioni che hanno travolto tutte le testate, ma non saremmo mai riusciti a fingerci degli esperti e per fortuna, o per disgrazia, ben altro ‘spareggio’ è venuto in nostro soccorso.
Non gli svedesi, quindi, ma gli olandesi; non una casuale deviazione nella propria porta, ma un sorteggio alle buste; non un danno sportivo da 100 milioni, ma un mancato introito da 2 miliardi di indotto diretto. È per sorteggio che Milano ha perso l’Agenzia Europea del Farmaco, che la propria sede, oggi a Londra, deve riallestire in Europa causa Brexit, e su questa sconfitta vogliamo tornare.
Da un lato l’amaro per una sorte tanto avversa non può far dimenticare che la città meneghina è arrivata ad ottenere la maggioranza relativa dei voti nelle prime due votazione ed ha pareggiato anche l’ultimo appello alle urne. Non è quindi una sconfitta per Milano che ha dimostrato chiaramente di avere le carte in regola per sostenere una candidatura così importante. Dall’altro lato però non ci si può nemmeno dimenticare che la decisione della sorte si è resa necessaria perché alla fin fine, quando contavano, alcuni voti sono venuti a mancare.
Il sospetto allora è che quest’Italia, così apprezzata all’estero quando si tratta di comprare vino o moda, prodotti agricoli o olio e formaggio, fatichi oltre misura ad affermare una immagine di sé che sia più solida e affidabile, magari meno creativa e più stabile nell’amministrazione. Una questione ‘di sistema’ insomma per la quale non è sufficiente il cambio dell’allenatore e del presidente, ma è davvero necessario lavorare in profondità con una mentalità collettiva rivolta all’efficienza.