Fanno riflettere i dati recentemente diffusi nel report “Global Business Survey 2018 – Brand Protection Challenges” di MarkMonitor. Perché conosciamo con quanta virulenza la contraffazione stia colpendo i sistemi produttivi e quanto sia difficile tutelare i consumatori. Il report è costruito sulla base delle dichiarazioni raccolte tra gli imprenditori e quindi, al di là dei numeri ufficiali riesce a dare la misura di quella che è la ‘percezione’ del fenomeno che nelle imprese si vive.
E non sono sensazioni rassicuranti: il 47% afferma di subire perdite a livello di vendite e di ricavi a causa dei beni contraffatti e piratati, soprattutto su internet. Ed un brand su dieci dichiara di aver subito perdite superiori al 10% del fatturato. Non solo c’è la consapevolezza che minacce di contraffazione, pirateria, cybersquatting e altri abusi del marchio sono in costante aumento, ma anche è diffusa la convinzione che sarà sempre più complesso e costoso tutelare il proprio brand.
Secondo il rapporto MarkMonitor, il 58% è convinto che “mantenere al sicuro un marchio diventerà sempre più difficile” visto che i pirati dimostrano di studiare ogni volta nuovi e sempre più tecnologici mezzi come dimostra lo sviluppo (illegale) del cosiddetto ‘dark web’.
Ora, ci sono anche le vittorie ottenute da grandi brand (del comparto moda, ad esempio) davanti ai tribunali di tutto il mondo. E i governi stanno assumendo normative sempre più stringenti. Ma la contraffazione è una ‘guerra’ che può essere vinta solo a partire dai consumatori: da quanto prenderanno consapevolezza, attraverso campagne informative, del danno che acquistare un prodotto falso produce all’intero sistema (e quindi, prima o poi, anche a loro stessi). Sono i consumatori che devono essere sfidati e autoresponsabilizzati a tenere in piedi quel sistema che la pirateria assalta.