Tra i suoi primi impegni istituzionali, il neo Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, si è recato nell’isola di Malta, Stato che per i prossimi sei mesi reggerà la presidenza di turno dell’Unione Europea. Nei suoi interventi ufficiali Tajani ha in particolare sottolineato “l’esigenza imperativa per l’Europa di oggi di spiegare meglio ai cittadini europei il proprio operato, sforzandosi di fornire soluzioni più concrete”. Non sono sufficienti i buoni propositi, ha aggiunto, ma questi devono essere sostenuti con azioni concrete. Insomma: “ci vuole meno burocrazia e più politica”.

Invece da oltre oceano arrivavano le bordate dell’appena insediato presidente USA: contro la Nato, l’Unione e la Germania. Una forte voce che trovava eco i tutti i populismi ed in quelle forze che in Italia e, soprattutto, in Francia si propongono di rompere l’unità europea. E l’Italia dovrebbe rimettere a posto i conti del debito pubblico e lo spread supera quota 200.

A confrontare ‘le parole dell’Europa’ con ‘i fatti dell’Europa’ c’è da restare sconcertati: pure, in mezzo a queste contradizioni si riparte (come avete letto nelle colonne qui accanto) con la programmazione della Pac per gli anni che verranno dopo il 2020. Un atto di fede o una esigenza imprescindibile? La crescita dell’economia agricola e agroalimentare ha bisogno di un quadro di riferimento che, se non proprio globale, sia almeno continentale oppure è da preventivare un nuovo scontro di interessi tra il  modello del nord Europa e la tradizione dell’area mediterranea? Non abbiamo, o forse non c’è, una risposta da dare: certo mai come oggi bisogna avere  fantasia (molta e con molto coraggio) per immaginare quella che sarà la nostra vita dopo il 2020.